Articolo pubblicato per Business Insider Italia
Paul R. Milgrom e Robert B. Wilson sono i vincitori del premio Nobel per l’economia del 2020 per i loro studi sul funzionamento dei meccanismi d’asta. Entrambi professori alla Stanford University negli Usa, sono stati insigniti del premio dell’Accademia svedese per aver “contribuito alla teoria delle aste e inventato nuovi formati d’asta a beneficio di compratori, venditori e contribuenti”.
Se pensiamo alle aste probabilmente ci verranno in mente beni di lusso e opere d’arte. In realtà una moltitudine di beni e servizi vengono venduti o assegnati tramite meccanismi d’asta: alcuni che ci toccano più da vicino, come le inserzioni pubblicitarie di Facebook, le frequenze radio per trasmettere i dati tra i nostri cellulari, altri meno come i diritti di estrazione dai lotti petroliferi.
Basti pensare alle frequenze radio per le società di telecomunicazione (come quelle del 5G) o alle modalità con cui lo stato acquista beni e servizi pubblici. Sono tutti esempi d’asta. Ma i meccanismi d’asta hanno anche trovato nuove applicazioni con la digitalizzazione: le inserzioni pubblicitarie di Facebook si basano su meccanismi d’asta per esempio. E come non pensare all’asta del fantacalcio. Contribuire alla scoperta di meccanismi più efficienti significa quindi incidere direttamente sulla vita di miliardi di persone.
Aste ed economia: una questione di strategia
La scienza economica guarda alle aste assumendo che i partecipanti siano razionali e utilizza l’impianto della teoria dei giochi, una branca che studia i comportamenti strategici dei soggetti. Un elemento che influisce sulle scelte dei partecipanti durante l’asta è l’informazione a loro disposizione. L’oggetto d’offerta può avere delle caratteristiche e un valore conoscibile a tutti – valore comune, come il valore di un immobile o la capienza di un giacimento di gas – o un valore privato, il quale dipende da elementi soggettivi che non sono condivisi con gli altri partecipanti, come il costo di estrazione del gas che dipende dalla propria tecnologia.
Wilson tra gli anni ’60 e ’70 ha studiato principalmente la prima situazione. Se un bene ha un valore intrinseco uguale per tutti i partecipanti, c’è il rischio che il vincitore abbia offerto un prezzo eccessivo, altrimenti gli altri partecipanti avrebbero elaborato offerte mediamente più alte. Questa situazione viene chiamata “maledizione del vincitore” e induce i concorrenti a offrire valori più bassi rispetto alla propria stima reale del valore del bene, proprio per evitare il rischio di pagarlo troppo.
Milgrom ha invece riflettuto su situazioni in cui tutti i partecipanti condividono delle informazioni riguardo il bene prima dell’asta (common value) e abbiano delle informazioni private. Coloro che faranno delle offerte più alte saranno portati a farlo probabilmente perché confidano di poter sfruttare in modo migliore il bene rispetto agli altri. Nel caso del giacimento, potrebbero possedere una tecnologia estrattiva migliore, aumentando il valore del bene per quel particolare soggetto. Questi offerenti sfrutteranno quindi le proprie informazioni private nel formulare un’offerta più alta.
Un piccolo aneddoto per una grande storia
Wilson e Milgrom hanno inoltre creato dei nuovi sistemi d’asta che sono stati concretamente utilizzati. Il caso emblematico che viene spesso proposto è quello dell’asta per le frequenze radio negli Stati Uniti del 1994. Le frequenze radio possono essere utilizzate per vari tipi di telecomunicazione mobile, dal segnale televisivo alla telefonia. Sono di per sé un bene limitato, di proprietà pubblica, che il governo di un Paese decide come allocare fra gli operatori di telecomunicazioni privati che distribuiscono poi i servizi ai cittadini. In quanto bene pubblico e strategico per cittadini e imprese, è importante che il criterio di assegnazione di queste bande di spettro segua alcuni principi, come massimizzarne il valore alla vendita e allo stesso tempo selezionare l’acquirente che offra poi i servizi migliori agli utenti. Negli anni ’90, quando il governo statunitense si trovò a dover affidare la gestione della rete di frequenze a un gestore specifico, c’era una certa confusione su quale potesse essere il meccanismo migliore: da una procedura di assegnazione diretta, che si basava principalmente su un’intensa attività di lobbying da parte delle aziende di telecomunicazione, si era poi passati a una lotteria, che affidava porzioni di spettro in maniera del tutto casuale. Chiaramente, questi due metodi risultavano estremamente inefficienti alla luce dei due criteri menzionati in precedenza.
La Federal Communications Commission (Fcc), autorità pubblica responsabile della gestione dello spettro radio, decise allora di optare per il meccanismo d’asta. Ciò presentava non poche difficoltà.
Infatti, le frequenze radio sono un prodotto molto complesso in quanto il valore di una singola porzione di spettro per un offerente non è fisso, ma dipende dalla sua combinazione con le altre porzioni in suo possesso. Le singole bande non hanno quindi un valore indipendente una dall’altra per le aziende partecipanti, ma possono essere fra loro complementari o una alternativa all’altra. Un’asta più tradizionale, che assegni diversi lotti in round separati (asta sequenziale), non sembrava adatta a questo tipo di prodotto: gli offerenti infatti non avrebbero avuto nessuna garanzia di ottenere le combinazioni di frequenze desiderate e ciò sarebbe potuto risultare in offerte più prudenti o addirittura nella mancata partecipazione.
Allo stesso tempo, unire diverse porzioni di banda da mettere all’asta in “pacchetti” risultava un’operazione estremamente complicata. Pochi anni prima tra l’altro, un’asta molto simile si era tenuta in Nuova Zelanda secondo una modalità ampiamente diffusa in vari ambiti (asta “in busta chiusa al secondo prezzo”) e aveva evidenziato tutte le criticità di un meccanismo d’asta malfunzionante, raccogliendo risorse di gran lunga inferiori al valore effettivo stimato delle bande.
In questo contesto, nel 1993 la Fcc si avvalse della consulenza di numerosi economisti per individuare il meccanismo d’asta che avrebbe dovuto garantire i risultati migliori. Fra tutti, le soluzioni proposte da Milgrom e Wilson furono le più innovative e convincenti e furono poi adottate dall’autorità nell’asta dello spettro radio che si svolse l’anno successivo.
Il sistema ideato a partire dalle indicazioni dei due economisti viene definito “asta simultanea a round multipli” (Smra). Questo schema prevede che un gran numero di licenze per porzioni di spettro venga messo all’asta nello stesso momento. I partecipanti consegnano le loro offerte, che possono riguardare qualsiasi combinazione di frequenze, e queste vengono rese pubbliche. Questa operazione si ripete secondo le stesse modalità per diversi round fino a quando le offerte sono tali che nessun offerente desidera modificare la propria.
Questo sistema permette di superare ingegnosamente le difficoltà evidenziate in precedenza: i partecipanti possono scegliere le combinazioni di spettro desiderate e monitorarne man mano l’evoluzione dei prezzi, decidendo ad ogni round su quali pacchetti puntare e quanto offrire.
Viene eliminata quindi quella componente di incertezza tipica dei formati d’asta descritti in precedenza, portando i partecipanti a presentare offerte meno conservative e più vicine alle loro reali valutazioni. Il formato “aperto” permette inoltre di mitigare la “maledizione del vincitore”.
Per favorire un’ampia partecipazione all’asta, Milgrom ha poi ideato la cosiddetta “regola dell’attività”, che proibisce di puntare su più licenze di quanto non si abbia fatto nel round precedente. I partecipanti sono quindi incentivati naturalmente a partecipare a un gran numero di lotti dal primo round dell’asta, favorendo così una concorrenza più accesa sul prezzo. Portando nelle casse dello stato americano circa 7 miliardi di dollari, l’asta del 1994 venne considerata unanimemente un successo storico nel campo della microeconomia e dimostrò al mondo quanto significativi potessero essere i risultati teorici di studiosi come Milgrom e Wilson per la vita concreta di ognuno di noi.