Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che prevede 209 miliardi di euro per l’Italia può e deve essere l’opportunità per affrontare alcuni grandi tabù del nostro paese: scuola e università, ricerca, mercato e politiche attive del lavoro, infrastrutture, produttività
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è la strategia italiana per investire i 209 miliardi messi a disposizione dell’Unione Europea per la ripresa post-pandemica all’insegna della sostenibilità e del digitale. Ma saranno i giovani a dover ripagare queste risorse. In questa serie di contributi, il think tank Tortuga propone alcune modifiche da attuare al Pnrr per portare le nuove generazioni al centro di questo progetto, chiamato appunto Next Generation EU, la risposta senza precedenti dell’Unione Europa alla crisi pandemica. Una crisi che ha già reclamato più di 700mila vite e che ha inflitto enormi sofferenze. L’Italia è una dei maggiori beneficiari delle risorse europee, ricevendo circa 80 miliardi di euro di risorse a fondo perduto (grants), ma è anche uno dei paesi che ha più faticato negli ultimi 30 anni a crescere con lo stesso passo dell’Unione.
Il Recovery Plan – che prevede 209 miliardi di euro per l’Italia – può e deve essere l’opportunità per affrontare alcuni grandi tabù del nostro paese: scuola e università, ricerca, mercato e politiche attive del lavoro, infrastrutture, produttività. Qualsiasi decisione non potrà prescindere da una valutazione intergenerazionale: saranno infatti le nuove generazioni a pagare il conto di questo progetto. La maggior parte delle risorse erogate sono prestiti da restituire a partire dal 2027.
Proprio per questo Tortuga ha voluto, grazie al sostegno dell’Onorevole Ungaro, essere audita lunedì 1 febbraio in Commissione Bilancio della Camera. Abbiamo portato all’attenzione dei Deputati le nostre analisi e le nostre proposte in materia di istruzione, mercato del lavoro e welfare, riassunte in una memoria. Per un’Italia che dia più opportunità a tutte e a tutti.
Nella giusta direzione
Tortuga riconosce le buone intenzioni su cui è basato il Pnrr, tuttavia riteniamo serva più dettaglio e pragmaticità perché la sfida chiave starà nell’implementazione. Rispetto alle prime bozze circolate a ottobre, il piano ha ora una distribuzione delle risorse più coerente e, finalmente, include anche proposte di riforma. Per far sì che il piano non rimanga, come troppo spesso è capitato per progetti con fondi europei, un mero scritto, occorrono ancora grandi passi avanti sul piano operativo, individuando una governance chiara e competente, e predisponendo milestones e target come richiesto dalla Commissione. Occorrerà poi potenziare la parte relativa alle riforme. Ogni stato è infatti chiamato a individuare quelle riforme necessarie e strumentali ad aumentare l’impatto degli investimenti. Su questo fronte il Pnrr italiano è ancora carente.
Riteniamo però che ulteriori azioni debbano essere intraprese soprattutto nelle Missioni 4 (Istruzione, formazione, ricerca e cultura) e 5 (Equità sociale, di genere e territoriale) del Pnrr, i cui assi di intervento rispondono in modo particolare alle necessità dei giovani e delle giovani italiane. L’elemento portante del Pnrr non sarà l’ideazione, quanto la sua esecuzione. Questo documento è solo l’inizio di un processo che richiederà anni nonché un lavoro costante di monitoraggio e aggiornamento organico, pratica rara nel nostro Paese. Con questo articolo inauguriamo una serie di contributi in cui elencheremo in maggiore dettaglio le nostre proposte su scuola e università, ricerca, mercato e politiche attive del lavoro, infrastrutture, impresa giovanile, contrasto alla povertà, integrazione e coesione sociale.
Tortuga non è l’unica voce a promuovere proposte per portare i giovani al centro del Pnrr. La campagna Unononbasta, audita anch’essa ieri in Commissione Bilancio, chiede maggiori risorse da destinare all’orientamento e alla formazione dei giovani, all’inserimento nel mondo del lavoro e al supporto ai Neet. Priorità condivise che chiediamo entrambe siano al centro del Pnrr se vogliamo che effettivamente sia un’occasione di ripresa.
L’importanza di dati aperti e accessibili
Una prima ed essenziale proposta riguarda il tema della governance e del monitoraggio degli interventi che saranno attuati. Come già previsto dai regolamenti europei, gli Stati Membri dovranno inviare alla Commissione due volte l’anno un report sugli avanzamenti compiuti nel raggiungimento degli obiettivi. L’identificazione di obiettivi e target precisi e coerenti è una fase essenziale, poiché è sulla base di queste misure che riceveremo le risorse europee. Si tratta di un grande strumento di trasparenza e accountability per le istituzioni che saranno coinvolte nell’implementazione del piano, con benefici concreti per i cittadini. In Tortuga riteniamo però che sia possibile fare di più.
In Italia non si è mai dato importanza alla valutazione delle politiche pubbliche, una pratica invece fondamentale per comprendere se un investimento o una riforma abbiano effettivamente avuto gli effetti prestabiliti. Tuttavia, la valutazione è fondamentale per comprendere anche cosa sia andato storto e sapere cosa e come migliorare. Nessuna politica nasce perfetta, perché deve essere capace di adattarsi al contesto in cui è attuata. Per questo è fondamentale che il Pnrr sia l’occasione di implementare finalmente azioni di monitoraggio e di valutazione.
Per far ciò è necessario non solo monitorare l’avanzamento oggettivo dei progetti (chiedendosi ad esempio: l’asilo nido è stato costruito?), ma anche studiare gli effetti sulla vita delle persone degli investimenti effettuati (domandandosi per esempio: la costruzione dell’asilo nido ha permesso a più donne una migliore conciliazione vita-lavoro? Oppure: la costruzione dell’asilo nido ha comportato un migliore apprendimento da parte dei bambini?). Per fare questo riteniamo necessario che i dati sugli interventi siano resi pubblici e accessibili, specialmente a beneficio della comunità scientifica del nostro paese.
Non solo dati aggregati, ma anche e soprattutto dati dettagliati e a livello individuale con attenzione alla prospettiva di genere. È necessario che fin da ora si strutturino percorsi e procedure standard per la raccolta e l’accesso a tali dati. Una simile operazione gioverebbe in maniera decisiva al benessere dei cittadini: permettendo a comunità accademica e società civile di supportare una valutazione data-driven del Pnrr per aumentarne l’efficacia del monitoraggio e degli investimenti.
Infine, si potrebbero prevedere delle strutture istituzionali per la valutazione dell’impatto degli interventi previsti, come ad esempio viene fatto in Francia. I soggetti istituzionali in possesso degli strumenti e delle competenze necessarie per una simile operazione di certo non mancano: l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, i centri studi di Banca d’Italia, Inps e Istat, a cui si aggiungono tutti i dipartimenti e i centri di ricerca universitari esistenti nel nostro paese.
Tutti questi soggetti possono essere coinvolti in un unico network, una Rete per la Valutazione, sotto la regia del Mef, in modo da gestire in maniera strutturata, coordinata e costante nel tempo la valutazione degli interventi previsti nel Pnrr.